CALZATURE ROSSI..DAL ME BISNONO A MI.. “Bisogn nar driti se vues far en bon solc…” con questa filosofia di vita mio bis nonno Luigi Nono, alla fine della Prima Guerra Mondiale, ha intrapreso l’arte del calzolaio, imparata durante la guerra facendo il “garzone”. Seguono anni di duro lavoro per riuscire a pagare i debiti, ma allo stesso tempo è riuscito ad aumentare la produzione arrivando ad avere fino a otto “garzoni” alle sue dipendenze. A quel tempo lo scarpone da lavoro era un investimento per l’operaio. Pensate raccontava il mio bisnonno che gli operai che lavoravano per costruire la statale delle Palade con “pic, badil, maza e piz por” guadagnavano una Lira al giorno, mentre un buon paio di scarponi “en pel de vaceta, cosidi cola trada, tegnude ensema coi ciavizi e embrociade cole brocie da zapa”, costavano 30 Lire. L’industrializzazione dell’Italia e di conseguenza la produzione in serie, anche delle scarpe, obbliga i calzolai a trasformarsi in commercianti e ad utilizzare il laboratorio solo per le riparazioni. La maggiore offerta di modelli di scarpe porta i miei nonni ad ampliare il loro giro d’affari, ma Revò è troppo piccolo, comprano così un furgoncino con il quale portano i loro prodotti sui mercati nei paesi vicini. Mio bisnonno viene a mancare, ma mio papà Diego Nono era già inserito in azienda. Aiutando mio nonno sui mercati conosce mia mamma (Cinzia Seppi), si sposano e ben presto arrivo io. Assieme hanno ulteriormente aumentato la loro presenza sui mercati, dando comunque sempre molta cura al negozio di Revò. Cambiano le esigenze e i miei genitori pensando al mio futuro, vista la mia innata passione per la vendita delle scarpe, aprono un nuovo punto vendita in quel di Cles. Quindi appena ho terminato gli studi sono entrata in azienda portando avanti la tradizione e la passione che la famiglia Rossi, da quasi 100 anni e 4 generazioni, ha per le scarpe. Elisa Rossi